Indagini diagnostiche

Nel Consiglio Scientifico dell’8 ottobre 2020 è stata approvata all’unanimità la proposta di costituire in seno all’Archivio dell’Arte Metafisica un gruppo operativo con l’incarico di acquisire tutti i possibili risultati di indagini diagnostiche già svolte in passato su opere di Giorgio de Chirico e di coordinare quelle che si rendano in futuro necessarie al fine di costituire una banca dati capace di mettere gli studiosi in grado di delineare, con la massima precisione e fin nei dettagli consentiti dalle raffinate tecniche di oggi, gli aspetti materiali e tecnici della pittura dell’artista nel corso del tempo. Questa raccolta di dati consentirà di stabilire parametri di confronto assolutamente attendibili per dirimere casi ancora incerti o non risolti di autenticità e di datazione.

De Chirico, infatti, ha sempre posto agli storici dell’arte numerosi problemi, non solo perché è stato uno dei pittori più falsificati a partire dai primi anni ’40, ma anche perché ha disconosciuto, per motivi che non è qui il caso di esporre e che sono stati chiariti in altre sedi, numerose opere, soprattutto di soggetto metafisico, da lui eseguite negli anni ’10, ‘30 e ’40, e, infine, perché ha spesso ripetuto o ricreato motivi metafisici anticipandone la datazione di alcuni decenni.

Una corretta e inattaccabile conoscenza delle varie pratiche pittoriche di de Chirico, dei materiali da lui usati, delle marche di colori che preferiva, dei negozianti presso i quali si riforniva, delle mescolanze cromatiche che usava nelle varie epoche per dar vita, ad esempio, ai suoi cieli verdi chiari e uniformi o a quelli con luce digradante e corrusca, permetterebbe di procedere con maggiore sicurezza sia nel dirimere questioni di autenticità spesso inutilmente e lungamente discusse sia nell’espungere da accreditate pubblicazioni opere false o falsamente datate e così via.

Gli specialisti ai quali il Consiglio ha deciso di affidare l’incarico di organizzare questo servizio sono: il Professor Mattia Patti, dell’Università di Pisa, esperto di indagini diagnostiche non invasive e studioso di materiali e tecniche pittoriche, e la professoressa Barbara Ferriani, restauratrice e docente presso la Scuola di Specializzazione dell’Università Statale di Milano.

Nel caso di de Chirico, dunque, questo servizio avrà il duplice scopo di evidenziare eventuali falsificazioni individuando materiali mai usati dall’artista o marcatori di data, di aiutare a stabilire una corretta datazione delle repliche metafisiche e infine di delineare archi di probabilità o di improbabilità attributiva stabilendo quelli che sono i procedimenti più comunemente usati dall’artista nella costruzione di un quadro e quelli invece mai documentati o presenti molto raramente.

Il gruppo, al quale fornirà la sua collaborazione, come conoscitore e storico specialista, anche il presidente dell’Archivio, professor Paolo Baldacci, procederà nel seguente ordine:

1. Acquisizione di documentazione su ricerche analoghe già svolte da musei, enti o privati.
2. Individuazione di nuove ricerche mirate da effettuare e delle occasioni in cui possono essere svolte, sia presso collezioni private sia presso musei.
3. Determinazione delle aree di indagine prioritarie.
4. Ricerca fondi e partecipazione a bandi di ricerca nazionali ed internazionali.

Gli obiettivi più specifici della ricerca saranno i seguenti:

A. Caratterizzazione dei supporti, dei telai, delle tele e delle preparazioni pittoriche.
B. Verifica di elementi grafici soggiacenti la superficie pittorica (il cosiddetto underdrawing); studio dei metodi di realizzazione dell’underdrawing (e delle eventuali tecniche di trasferimento sulla tela di disegni preparatori preesistenti).
C. Identificazione dei pigmenti e dei medium usati (tavolozza).
D. Studio delle modalità operative seguite dall’artista durante la costruzione degli strati pittorici.
E. Verifica di eventuali modifiche compositive o del riutilizzo di supporti già dipinti.
F. Esame di eventuali vernici e protettivi, oltre che verifica dello stato di conservazione delle opere e individuazione di eventuali interventi di restauro non documentati.

Per raggiungere questi obiettivi, oltre all’acquisizione della documentazione esistente su ricerche analoghe già svolte da musei, enti o privati, di cui si è detto al punto 1),  sarà necessario realizzare campagne di indagini non invasive, basate su tecniche di imaging (fotografia in luce diffusa e in luce speciale; fluorescenza UV; riflettografia infrarossa; radiografia X; MA-XRF a scansione) e su tecniche spettroscopiche puntuali (Spettroscopia UV-VIS in assorbimento ed emissione; Spettroscopia nel medio e vicino infrarosso a trasformata di Fourier in riflessione mid-FTIR – MIR – near-FTIR – NIR -; Spettroscopia Raman; Spettroscopia di Fluorescenza a raggi X; NMR Mouse).