MONSIEUR DUDRON

Pagina 3

L’excursion: Le voyage

    Monsieur Dudron revint à la réalité. La lumière violente d’un éclair révéla la présence d’une colline, d’un lac et d’une petite ville. Il se réjouit en pensant que le but de la course folle approchait et que ses craintes et ses malaises allaient prendre fin. Après avoir traversé la ville lacustre, la voiture commença à monter une côte. Monsieur Dudron était plus tranquille.

La gita: Il viaggio continua

    Il Signor Dudron tornò alla realtà. La luce violenta di un lampo gli rivelò la presenza di una collina, di un lago e di una cittadina. Egli si rasserenò pensando che la meta della folle corsa si avvicinava e che i suoi timori e le sue angosce stavano per finire. Dopo aver attraversato la città lacustre [1], la macchina cominciò a salire su una collina. Il Signor Dudron era più tranquillo.

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940). Cfr. Variante, La gita: La Grande Sega.

Une Aventure de M. Dudron 1945:
    La lumière violente d’un éclair révéla la présence d’une colline, d’un lac et d’une petite ville. Cela rappela M. Dudron à la réalité. Il se réjouit en pensant que le but de la course folle approchait et que ses craintes et ses malaises allaient prendre fin. Après avoir traversé la ville lacustre, la voiture commença à monter une côte. Monsieur Dudron était plus tranquille.
Questo passo fu successivamente modificato nella versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c.:
    D’un tratto un lampo rivelò la presenza di una collina, di un lago e di una piccola città. Questa visione richiamò alla realtà il Signor Dudron. Si rallegrò pensando che la meta della folle corsa era vicina e che la sua paura ed il suo malessere sarebbero finiti.
Dopo aver traversato la città lacustre la macchina cominciò a salire su un’altura. Il Signor Dudron era più tranquillo.

Nota 1

Una testimonianza di Elena (Lilly) Sciltian, moglie del noto pittore, amicissimo di de Chirico sin dai primi anni Venti, riferisce di un viaggio in macchina ad alta velocità, fatto da de Chirico in un pomeriggio d’estate, dal centro di Milano alle colline sopra Lecco. Racconta la Sciltian: “Georges voleva molto bene, a me e a Grisha, e ce lo dimostrava con i fatti. Ricordo un’estate caldissima, a Milano sì soffocava, Ponti ci aveva invitato a casa sua, in collina, su Lecco. Siamo arrivati per l’ora di colazione, ed invece di un aperitivo Ponti mi offrì un uovo all’ostrica, e poi subito a tavola con un magnifico risotto. Stavamo ancora mangiando quando arriva la notizia della morte del padre di Ponti, che parte immediatamente lasciandoci soli in questa casa isolata. Io non so se per il trasferimento dalla città, il cambiamento di clima, l’uovo ed il risotto, o lo shock per la tremenda notizia, sono stata malissimo, con crampi allo stomaco, ed un’improvvisa febbre a 40. Non c’era un’aspirina. La servitù non sapeva dove trovare un dottore. Grisha avvertì Georges a Milano, e Georges ci apparve la sera con dottorino che aveva pescato dopo aver attraversato mezza città ed essersi infilato in tutti i portoni che avessero una targa di studio medico affissa fuori. Georges era in tenuta di casa, ancora con le pantofole, l’aria scontrosa e preoccupata. Fu lui a riportarci a Milano, e ci lasciò soltanto quando io stetti meglio.” [1] Questo episodio non può tuttavia essere messo in rapporto con il racconto della gita a Lecco pubblicato nella sua prima versione in “Aria d’Italia” già nell’estate del 1940, perché Enrico Ponti, padre dell’architetto Giò, morì il 7 agosto del 1941, data alla quale si riferisce il ricordo di Lilly Sciltian. La villa di Giò Ponti si trovava a Civate, sulla sponda opposta del lago rispetto a Belledo, sede della tenuta di Giulio Fiocchi jr., situata ai piedi del Resegone. (Ringraziamo Salvatore Licitra, responsabile dell’Archivio Giò Ponti, e Lisa Licitra Ponti per l’informazione relativa alla data di morte di Enrico Ponti).  

[1] Elena Sciltian, La vita di Giorgio de Chirico. I ricordi di Isabella de Chirico, Elena Sciltian, Carmine Siniscalco, in De Chirico nel centenario della nascita, catalogo della mostra, (Venezia, Museo Correr, Ala Napoleonica, 1 ottobre 1988 – 15 gennaio 1989), Arnoldo Mondadori Editore,Milano / De Luca Edizioni d’Arte, Roma, p.227.

L’excursion: La Villa Manzoni

    La dame qui était au volant lui montra une villa dans un jardin; dans cette villa avait vécu et travaillé un fameux romancier dont le monument s’élevait sur une place de la petite ville, face au lac; dans la chambre de travail du romancier on avait laissé tout intact; la table où il écrivait, son encrier et ses plumes, son fauteuil, sa bibliothèque et jusqu’aux plus menus bibelots qui s’y trouvaient au moment de sa mort. Il était mort en travaillant à son dernier livre qui était resté inachevé. Un matin de printemps, la vieille bonne qui le servait, en entrant dans la chambre de travail, l’avait trouvé la tête sur la table, comme s’il dormait; dehors, les oiseaux gazouillaient et les arbres en fleurs embaumaient ; on disait dans le pays qu’après la mort du romancier la vieille bonne, en parlant avec des voisines, leur avait raconté que la nuit qui précéda le décès de son maître, elle avait rêvé qu’elle le voyait dormir, assis dans son fauteuil, la tête appuyée sur la table, ainsi qu’elle l’aperçut le lendemain. On disait aussi que le jour où il mourut, bien qu’il n’y eût pas de feu allumé dans la maison, une fumée très blanche sortit d’une cheminée du toit, monta dans le ciel bleu et disparut. Les habitants de l’endroit pensent que c’est l’âme du romancier qui s’envola ainsi au fond du ciel.

La gita: La Villa Manzoni nel Caleotto

    La signora che era al volante, gli mostrò una villa in un giardino; in quella villa era vissuto ed aveva lavorato un famoso romanziere il cui monumento sorgeva sulla piazza della cittadina, di fronte al lago [1]. Nella camera da lavoro del romanziere tutto era stato lasciato intatto; la tavola ove egli scriveva, il suo calamaio e le sue penne, la sua poltrona, la sua biblioteca, e perfino i più piccoli gingilli che vi si trovavano al momento della sua morte. Egli era morto mentre lavorava intorno al suo ultimo libro rimasto incompiuto. Un mattino di primavera, la vecchia governante che lo serviva, entrando nella sua camera di lavoro, l’aveva trovato con la testa sul tavolo come se dormisse; fuori gli uccelli cinguettavano e gli alberi in fiore olezzavano. Si disse in paese che dopo la morte del romanziere, la vecchia governante, parlando con i vicini, avesse raccontato che la notte precedente al decesso del suo padrone, ella aveva sognato di vederlo dormire, seduto nella sua poltrona, con la testa appoggiata sul tavolo, così come ella lo vide l’indomani. Si disse pure che il giorno della sua morte, malgrado non vi fosse il fuoco acceso nella casa, una fumata bianchissima si sprigionasse da un comignolo del tetto, alzandosi e scomparendo nel cielo azzurro. Gli abitanti di quei paraggi pensarono che fosse l’anima del romanziere che s’involava così al cielo.

Variante

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
   Entrammo a Lecco. La velocità, pur mantenendosi sempre ad una velocità quota rispettabile, calò parecchio ed io finalmente respirai più tranquillo. Guidando piùsempre magistralmente che mai e guizzando a dritta ed a manca, la signora dalle chiome ardenti mi faceva aveva ancora il coraggio di farmi da Cicerone: «Vedete, maestro, laggiù; quella è la villa detta il Caleotto; e là che Alessandro Manzoni, visse e lavorò; vi si trovano ancora il suo calamaio, il suo tavolo, la sua poltrona. Dall’altra parte, su quel poggio, vi era fino ad un anno fa il castello di Don Rodrigo; ora è stato distrutto per cedere il posto ad una costruzione moderna. Mi rattristò l’idea che ero giunto troppo tardi per vedere il castello di Don Rodrigo. Ma come fare, bisogna rassegnarsi! E la fatalità che ha fatto ciò questo; come dice il dottore Bovary parlando con Rodolfo, verso la fine del celebre romanzo.

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    La dame qui était au volant lui montra une villa dans un jardin; dans cette villa avait vécu et travaillé un fameux romancier dont le monument s’élevait sur une place de la petite ville, face au lac; dans la chambre de travail du romancier on avait laissé tout intact; la table où il écrivait, son encrier et ses plumes, son fauteuil, sa bibliothèque et jusqu’aux plus menus bibelots qui s’y trouvaient au moment de sa mort. Il était mort en travaillant, un matin de printemps, la vieille bonne qui le servait, en entrant dans la chambre de travail, l’avait trouvé la tête sur la table, comme s’il dormait; dehors, les oiseaux gazouillaient et les arbres en fleurs embaumaient; on prétend que la vieille bonne en parlant avec des voisines, leur avait raconté que la veille de la mort de son maître, elle avait rêvé qu’elle le voyait dormir, assis dans son fauteuil, la tête appuyée sur la table, ainsi qu’elle l’aperçut le lendemain. On disait aussi que le jour où il mourut, bien qu’il n’y eût pas de feu allumé dans la maison, une fumée très blanche sortit d’une cheminée du toit, monta dans le ciel bleu et disparut. Les habitants de l’endroit pensent que c’est l’âme du romancier qui s’envola ainsi au fond du ciel.

Due modifiche scritte di pugno da de Chirico sono presenti nella sua Copia Personale (1953 c.):
[…] Il était mort  en travaillant [aggiunto: à son dernier livre qui était resté inachevé]. Un matin de printemps, la vieille bonne qui le servait, en entrant dans la chambre de travail, l’avait trouvé la tête sur la table, comme s’il dormait; dehors, les oiseaux gazouillaient et les arbres en fleurs embaumaient; on prétend que [aggiunto: après la mort du romancier] la vieille bonne en parlant avec des voisines, leur avait raconté que la veille de la mort de son maître, elle avait rêvé qu’elle le voyait dormir, assis dans son fauteuil, la tête appuyée sur la table, ainsi qu’elle l’aperçut le lendemain. […]

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c.:
    La Walchiria moderna stingendo con la destra il volante gli mostrò [aggiunto: con la sinistra] una villa in un giardino; in quella villa era vissuto ed aveva lavorato un famoso scrittore di cui il monumento sorgeva sulla piazza della cittadina, di fronte al lago. Nella camera di lavoro dello scrittore era stato lasciato tutto intatto, il tavolo ove scriveva, il suo calamaio e le sue penne, la sua poltrona, la sua biblioteca, e fino agli oggeti più minuti che vi si trovavano quando eglì morì.
Era morto lavorando, un mattino di primavera. La vecchia fantesca che prestava servizio da lui, entrando nella sua camera di lavoro, l’aveva trovato col capo poggiato sul tavolo, come se dormisse; le finestre erano aperte e di fuori, con gli effluvi della stagione della rinascenza, entrava il cinguettio degli uccelli e gli alberi fioriti profumavano l’aria. Si dice che la vecchia domestica parlando con delle vicine di casa aveva detto loro che la notte prima della morte del suo padrone aveva sognato che l’aveva visto dormire seduto nella sua poltrona con la testa poggiata sul tavolo, così come lo vide la mattina dopo. 
Si dice anche che il giorno in cui morì, benchè non ci fosse nessun fuoco acceso in casa, un fumo molto bianco uscì dal comignolo che stava sul tetto, salì nel cielo primaverile e sparì.
Gli abitanti del luogo pensano che sia stata l’anima dello scrittore che volo così in fondo al cielo.

Nota 1

Il 24 maggio del 1873, due giorni dopo la morte di Alessandro Manzoni, la città di Lecco, per delibera comunale, decise di erigere un monumento commemorativo all’illustre cittadino. L’opera, che rappresenta lo scrittore seduto su un basamento con tre rilievi, fu realizzata dallo scultore Francesco Confalonieri e presentata ufficialmente al pubblico l’11 ottobre 1891.

L’excursion: L’arrivée

    En montant la côte, l’allure de la voiture s’était sensiblement ralentie. Cela rendit Monsieur Dudron plus optimiste. Enfin on stoppa devant un vague bâtiment qui blanchissait dans l’obscurité. Quelques fenêtres au rez-de-chaussée étaient éclairées. D’un coup d’œil Monsieur Dudron s’aperçut qu’il y avait là une auberge flanquée d’une épicerie-charcuterie; il eut aussi l’impression que l’on y pourrait trouver un logis pour la nuit. Cette dernière impression pourtant était suggérée par son subconscient afin de le tranquilliser; rien, en effet, ne faisait supposer que dans cette maison, on louât des chambres aux voyageurs; mais, se fiant à l’impression suggérée par son subconscient, Monsieur Dudron pensa que, si au moment de reprendre place dans la voiture pour retourner chez lui, une défaillance subite, un malaise suivi d’un embarras gastrique, causé par la peur de ressentir à nouveau les craintes et les émotions qui l’avaient déjà secoué, l’eussent mis dans l’impossibilité de repartir, il aurait trouvé là une chambre, qui peut-être n’aurait pas offert toutes les commodités désirables, mais où il aurait pu s’enfermer à double tour; qu’il aurait trouvé un lit, qui n’aurait peut-être pas été très bon, mais où il aurait pu enfin s’étendre et se reposer.

La gita: L’arrivo

    Salendo, la velocità della macchina era sensibilmente rallentata. Questo rese il Signor Dudron più ottimista. Finalmente si fermarono davanti a un edificio che si intravedeva biancheggiante nell’oscurità. Qualche finestra al mezzanino era illuminata. D’un tratto il Signor Dudron si accorse che là c’era una locanda fiancheggiata da uno spaccio alimentare; ebbe anche l’impressione che vi si sarebbe potuto trovare alloggio per la notte. Quest’ultima impressione era suggerita dal suo subcosciente al fine di tranquillizzarlo; niente, in effetto, faceva supporre che in quella casa si affittassero delle stanze ai viaggiatori. Ma, fidandosi dell’impressione suggerita dal subcosciente, il Signor Dudron pensò che, se al momento di riprendere posto nella macchina per tornare a casa, fosse capitata un’improvvisa debolezza, un malessere seguito da imbarazzo gastrico causato dalla paura di riprovare i timori e le emozioni che già l’avevano scosso, mettendolo nell’impossibilità di ripartire, egli avrebbe trovato là una camera che probabilmente non avrebbe offerto tutte le comodità desiderabili ma dove egli avrebbe potuto chiudersi a doppia mandata. Avrebbe trovato un letto che forse non sarebbe stato molto buono ma dove avrebbe, alla fine, potuto stendersi e riposare [1].

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
    Usciti da Lecco la macchina si arrampico per certe salite storte, rasentò dei muriccioli mezzo rovinati e finalmente si fermò davanti ad una casa ove m’accorsi subito che c’erano un’osteria affiancata da ad una drogheria-salumeria, e forse, pensai, anche si poteva trovare anche un’alloggio. Però, riflettendo più tardi su quest’ultima supposizione, intuì che mi era stata suggerita dal mio subcosciente per tranquillarmi, offrirmi una garanzia nel caso che di modo che se, giunto il momento di tornare a Milano, il terrore di entrare di nuovo nel bolide fosse stato per me tale da farmi venire una attacco crisi di nervi, un violento disturbo viscerale, o un qualsiasi altro malanno, avrei potuto trovare in quella casa un posto ove passare la notte, una camera ove chiudermi a doppio giro di chiave, un giaciglio ove posare e riposare le affannate membra.

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    En montant la côte, l’allure de la voiture s’était sensiblement ralentie. Cela rendit Monsieur Dudron plus optimiste. Enfin on stoppa devant un vague bâtiment qui blanchissait dans l’obscurité. Quelques fenêtres au rez-de-chaussée étaient éclairées. D’un coup d’œil Monsieur Dudron s’aperçut qu’il y avait là une auberge flanquée d’une épicerie-charcuterie; il eut aussi l’impression que l’on y pourrait trouver un logis pour la nuit. Cette dernière impression pourtant était suggérée par son subconscient afin de le tranquilliser; rien, en effet, ne faisait supposer que dans cette maison, on louât des chambres aux voyageurs; mais, se fiant à l’impression suggérée par son subconscient, Monsieur Dudron pensa que, si au moment de reprendre place dans la voiture pour retourner chez lui, une défaillance subite, un malaise suivi d’un embarras gastrique, causé par la peur de ressentir à nouveau les craintes et les émotions qui l’avaient déjà secoué, l’eussent mis dans l’impossibilité de repartir, il aurait trouvé là une chambre, qui peut-être n’aurait pas offert toutes les commodités désirables, mais où il aurait pu s’enfermer à double tour; un lit, qui n’aurait peut-être pas été très bon, mais où il aurait pu enfin s’étendre et se reposer.

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c.:
    Salendo l’erta la velocità della macchina si era molto rallentata. Questo rese ottimista il Signor Dudron. Finalmente la macchina si fermò davanti ad un caseggiato che biancheggiava vagamente nell’oscurità. Alcune finestre al piano terreno erano rischiarate. Il Signor Dudron si accorse che c’era là un osteria a fianco della quale stava una drogheria-salumeria; ebbe anche l’impressione che ci si potrebbe trovare un alloggio per la notte. Però quest’ultima impressione gli era stata suggerita dal suo subcosciente per tranquillizzarlo; nulla infatti poteva far supporre che in quella casa si affittassero camere ai viaggiatori, ma, fidandosi all’impressione suggeritagli dal suo subcosciente, il Signor Dudron pensò che se, al momento di entrare nella vettura della Walchiria per essere condotto a casa sua, gli fosse capitato un repentino svenimento, un malessere seguito da imbarazzo gastrico causato dalla paura di provare di nuovo le angosce e le emozioni che lo avevano già scosso venendo, insomma che [aggiunto: se] si fosse trovato nell’impossibilità di partire, avrebbe trovato là una camera che forse non avrebbe avuto tutte le comodità che egli desiderava ma [aggiunto: nella quale] avrebbe potuto chiudersi a doppio giro di chiave, [aggiunto: trovarvi] un letto che magari non sarebbe stato  il letto che piaceva a lui, ma ove avrebbe potuto finalmente posare le affannate membra ed assopirsi.

Nota 1

Nel Dattiloscritto Evangelisti, de Chirico usa altre parole per la chiusura di questo passo:
“[…] trovarvi un letto che magari non sarebbe stato  il letto che piaceva a lui, ma ove avrebbe potuto finalmente posare le affannate membra ed assopirsi”.
Con la formula “posare le affannate membra”, de Chirico cita letteralmente alcune parole dell’Inno alla morte dell’umanista Pandolfo Collenuccio (Pesaro 1444-1504), un autore e un testo che ricorrono più volte nei suoi scritti fin dal 1912. In uno degli appunti contenuti nel quaderno Eluard Picasso egli cita infatti i primi 16 versi, dei 117 rimasti, come punto di partenza delle sue riflessioni su “la grandeur de la mort, je ne dis pas la profondeur parce qu’il n’y en a pas” [1]:
    Qual peregrin nel vago errore stanco / De’ lunghi e faticosi suoi viaggi / Per luoghi aspri e selvaggi, / Fatto già incurvo per etate e bianco / Al dolce patrio albergo / Sospirando s’affretta, in che rimenbra / Le paterne osse e la sua prima etate / Di se stesso pietate / Tenera il prende, e le affannate membra / Posar desia nel loco ove già nacque / E il buon viver gli piacque: / Tal io, ch’a’ peggior anni oramai vergo / In sogno, in fumo, in vanitate avvolto / A te mie preghe volto, Refugio singolar, che pace apporte / Allo umano viaggio, o Sacra morte.
Nelle Memorie della mia vita (1945), rievocando il suo arrivo a Roma nel primo dopoguerra, racconta poi di aver cercato disperatamente una camera d’albergo, imbattendosi di continuo nell’inospitale cartello “Completo”. Quella parola toglieva l’ultima speranza al pellegrino che, come dice Pandolfo Collenuccio, “del lungo errare stanco, le affannate membra posar desia.” Alla fine Giorgio riuscì ad ottenere dalla direzione del Park Hotel di poter stendere un materasso sul pavimento nella camera di sua madre, “sul quale potei finalmente posar le affannate membra [2].

[1] Giorgio de Chirico, Il Meccanismo del pensiero, citpp.14-15.
[2] Giorgio de Chirico, Memorie… 1945, p. 135.   

L’excursion: Un achat

    On entra par l’épicerie-charcuterie et aussitôt une forte odeur de savon de lessive, mêlée à une odeur de graisse de porc rance, impressionna désagréablement Monsieur Dudron. Néanmoins, comme l’odeur du savon lui rappela qu’il en manquait à la maison, il acheta sur-le-champ un savon de toilette qu’il choisit parfumé à l’eau de Cologne; il paya ce savon une somme insignifiante. Malgré la modicité du prix et le peu d’importance de l’achat, le commis mit un tel empressement à le servir, enveloppa avec tant de soin le savon dans un beau papier coloré, le ficela et l’offrit à Monsieur Dudron avec tant de déférence et de respectueuse courtoisie, que ce dernier ressentit tout à coup une honte immense en même temps qu’une grande pitié et une grande tendresse pour le vendeur; il aurait voulu l’embrasser et pleurer avec lui; il aurait voulu pouvoir changer l’humble boutique en un vaste et luxueux magasin où il aurait acheté pour des sommes importantes des objets splendides et coûteux. Mais cela n’était pas possible; ce n’était qu’un rêve et Monsieur Dudron ne persista pas à imaginer des choses tellement irréalisables.

La gita: Un acquisto

    Entrarono attraverso lo spaccio e subito un forte odore di sapone da bucato, frammisto ad un odore di grasso di maiale rancido, impressionò sgradevolmente il Signor Dudron. Tuttavia l’odore del sapone gli ricordò che non ne aveva più a casa, e così, lì per lì, comprò un sapone da toletta che scelse profumato all’acqua di Colonia, pagandolo una sciocchezza. Malgrado la modicità del prezzo e la poca importanza dell’acquisto, il commesso lo servì con fare tanto cerimonioso, avvolse il sapone con tanta cura in una bella carta colorata, lo legò e lo porse al Signor Dudron con tale deferenza e rispettosa cortesia, che questi sentì d’un tratto una grandissima vergogna e nello stesso tempo una grande pietà e tenerezza per il venditore; avrebbe voluto abbracciarlo e piangere con lui; avrebbe voluto cambiare l’umile bottega in un vasto e lussuoso negozio ove egli avrebbe comprato per somme importanti oggetti splendidi e costosi. Ma ciò non era possibile; questo non era che un sogno, e il Signor Dudron non insisté ad immaginarsi cose così irrealizzabili [1].

 

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
     Si entrò nella salumeria-drogheria e mi colpì subito la mia sensibilità olfattiva fu subito scossa da un forte odore di sapone da bucato misto ad un odore di grasso suino. L’odore del sapone mi fece venire in mente che dovevo acquistare una saponetta ed infatti ne acquistai per il modico prezzo di una lira e mezza, acquistai una bellissima saponetta di forma ovoidale, bianca e profumata all’acqua di Colonia. 

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    On entra par l’épicerie-charcuterie et aussitôt une forte odeur de savon de lessive, mêlée à une odeur de graisse de porc rance, impressionna désagréablement M. Dudron. Néanmoins, comme l’odeur du savon lui rappela qu’il en manquait à la maison, il acheta sur-le-champ un savon de toilette qu’il choisit parfumé à l’eau de Cologne; il paya ce savon une somme dérisoire. Malgré la modicité du prix et l’insignifiance de l’achat, le commis mit un tel empressement à le servir, enveloppa avec tant de soin le savon dans un beau papier coloré, le ficela et l’offrit à M. Dudron avec tant de déférence et de respectueuse courtoisie, que ce dernier ressentit tout à coup une honte immense en même temps qu’une grande pitié et une grande tendresse pour le vendeur; il aurait voulu l’embrasser et pleurer avec lui; il aurait voulu pouvoir changer l’humble boutique en un vaste et luxueux magasin où il aurait acheté pour des sommes importantes des objets splendides et coûteux. Mais cela n’était pas possible; ce n’était qu’un rêve et M. Dudron n’insista pas pour s’imaginer des choses tellement irréalisables.
Questo passo fu poi leggermente modificato per la versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c. :
    Scesi dalla macchina il Signor Dudron con la Walchiria moderna entrarono nell’osteria, passando dalla drogheria-salumeria; subito un forte odore di sapone da bucato, misto ad un odore di grasso di maiale rancido, impressionò sgradevolmente il Signor Dudron. Ciò-non-di-meno, ricordandosi che egli a casa mancava di sapone, comprò subito una saponetta che scelse col profume dell’acqua di colonia “Maria Farina”. L’acquisto del sapone gli costò una somma irrisoria. Malgrado il prezzo modico e l’acquisto insignificante il commesso fu così premuroso nel servirlo, avvolse il sapone con tanta cura in un bel pezzo di carta colorata, lo legò con uno spago sottile e lo offerse al Signor Dudron con tanta deferenza e tanta rispettosa cortesia, che il Signor Dudron d’un tratto sentì salire in lui una vergogna immensa e nel tempo stesso una pietà infinita ed una grande tenerezza per quel commesso. Avrebbe voluto abbracciarlo e piangere con lui, avrebbe voluto cambiare l’umile negozio in un vasto e gustoso bazar [aggiunto: lussuoso emporio] ove persone importanti avrebbe acquistato oggetti splendidi e costosissimi. Ma tutto questo era impossibile, non era che un sogno, e il Signor Dudron non insistette ad immaginarsi cose così irrealizzabili.

Nota 1

Non di rado troviamo negli scritti di de Chirico l’espressione esagerata e quasi esaltata di una commozione sentimentale – nei confronti di esseri umani, di animali o anche di cose inanimate – che vorrebbe manifestarsi in modi roboanti, enfatici, impossibili e comunque “superlativi”. Poco più avanti  (cfr.Variante, La gita: La festa in piazza), la visione di una fontana “nietzschianamente” zampillante nella notte gli strappa dichiarazioni sentimentali assolutamente spropositate e immaginarie proposte di paesane feste notturne col solo scopo di non lasciare la povera fontana da sola a zampillare.      

 

L’excursion: La salle

    Il passa à côté, dans la salle de l’auberge, où une grande table rectangulaire était déjà habillée de blanc et couverte de verres, d’assiettes, de couteaux et de fourchettes. Non loin de la grande table, tel un poulain auprès de la jument, une autre table plus petite était couverte de bouteilles de différentes grandeurs. Il y avait aussi des bouteilles de deux litres qui contenaient le vin du pays et qui, par leur taille, dominaient les autres comme Achille, fils de Pélée, et Ajax, fils de Télamon, dominaient les autres héros grecs au siège de Troie.

La gita: La sala

    Entrò nella sala della locanda dove un grande tavolo rettangolare era già imbandito con una bianca tovaglia, bicchieri, tovaglioli, coltelli e forchette. Non lontano dalla grande tavola, come un puledro presso la giumenta, un altro tavolo più piccolo era coperto di bottiglie di differenti grandezze. C’eran pure bottiglie da due litri che contenevano il vino del paese e che per la loro misura, dominavano le altre come Achille, figlio di Peleo, e Aiace, figlio di Telamone, dominavano gli altri eroi greci all’assedio di Troia.

Varianti

Una gita a Lecco,  (“Aria d’Italia” 1940):
    Indi si passò nella camera da pranzo; là un enorme tavola, già coperta con la tovaglia e munita di tutto ciò che occorre all’uomo che deve introdurre introdurre nel suo stomaco cibi solidi e liquidi e bevande, faceva bella mostra di se. Accanto alla grande stava una piccola tavola, ove bottiglie di foggie diverse si stringevano intorno a bottiglioni da due litri, come i Greci dell’Iliade intorno al Pelide Achille ed al Telamonio Ajace. 

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    Il passa à côté, dans la salle de l’auberge, où une grande table rectangulaire était déjà habillée de blanc et couverte de verres, d’assiettes, de couteaux et de fourchettes. Non loin de la grande table, tel un poulain auprès de la jument, une autre table plus petite était couverte de bouteilles de différentes grandeurs. Il y avait aussi des bouteilles de deux litres qui contenaient le vin du pays et qui, par leur taille, dominaient les autres comme Achille, fils de Pélée, et Ajax, fils de Télamon, dominaient les autres héros grecs au siège de Troie.
Il passo è identico alla versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti,
 1963 c. :

    Passò accanto nella sala dell’osteria ove un grande tavolo rettangolare era stato apparecchiato e coperto di [aggiunto: piatti di] bicchiari, di cucchiai, di coltelli e, di forchette. Vicino alla grande tavola, tale un puledro vicino alla giumenta, un’altra tavola più piccola era coperta di bottiglie di varie grandezze. Vi erano pure bottiglie da due litri che contenevano il vino di [aggiunto: del] paese e che, per la loro statura, dominavano sulle altre come Achille figlio di Peleo ed Aiace figlio di Telamone, dominavano sugli altri guerrieri greci all’assedio di Troia.

L’excursion: A table

    Cette vue réconfortante fit du bien à Monsieur Dudron ; il sentit que, malgré tout, l’optimisme renaissait en lui. Une nouvelle sûreté, une espèce de joie tranquille, s’épanouirent en lui. Seulement, comme le destin ne nous envoie jamais un bonheur pur, sans amertume, au moment de s’asseoir à table, Monsieur Dudron s’aperçut tout à coup qu’on était treize ; treize à table, et dans le ciel grondait l’orage. C’était le comble. Monsieur Dudron, qui venait à peine de s’asseoir, se leva, plein d’une énergie farouche. Non, cent fois non, mille fois non, avec de tels signes de malheur il se refusait catégoriquement à prendre part au dîner; il aurait plutôt refait à pied les cinquante kilomètres qui le séparaient de sa maison; oui, il serait parti seul dans la nuit profonde; seul sur la grande route déserte et balayée par le vent; seul sous la menace de l’orage imminent; seul…, mais voilà qu’un grand remords serra son cœur et sa gorge; il venait d’apercevoir, à l’autre bout de la table, les visages surpris et inquiets de la dame qui l’avait porté jusque-là dans sa voiture et de l’industriel, éleveur d’escargots. Cette vue le fit hésiter ; il était sur le point de se rasseoir, lorsqu’un domestique providentiel et plus psychologue qu’il n’en avait l’air, sauva la situation en apportant une autre table, plus petite, où l’on mit en hâte quelques couverts et où prirent place Monsieur Dudron et deux autres convives qui vinrent se joindre à lui, par délicatesse, pour qu’il n’eût pas l’aspect ridicule de quelqu’un qu’on aurait mis en pénitence.

La gita: A tavola

    Questa vista confortante fece bene al Signor Dudron; egli sentì che, malgrado tutto, l’ottimismo rinasceva in lui; egli sentì sbocciare nel suo animo una nuova sicurezza, una specie di gioia tranquilla. Solo, dato che il destino non ci manda mai una gioia pura e priva di amarezze, al momento di sedersi a tavola il Signor Dudron si accorse tutt’a un tratto che si era in tredici. Tredici a tavola [1] e nell’aria brontolava il temporale. Questo era il colmo. Il Signor Dudron che si era appena seduto, si alzò con selvaggia energia. No, cento volte no, mille volte no, con tali sinistri presagi egli si rifiutava categoricamente di prendere parte al pranzo. Egli piuttosto avrebbe rifatto a piedi i cinquanta chilometri che lo separavano da casa sua; sì, sarebbe partito solo nella notte profonda; solo sulla strada deserta e sferzata dal vento; solo sotto la minaccia dell’uragano imminente; solo … Ma, ecco che un gran rimorso gli serrò il cuore e la gola; vide dall’altro capo del tavolo, i volti sorpresi ed inquieti della signora che l’aveva portato fin là in macchina e dell’industriale, allevatore di lumache. Questa vista lo fece esitare; era sul punto di risedersi, quando, un provvidenziale cameriere più psicologo di quanto sembrasse, salvò la situazione portando un altro tavolo più piccolo dove furono messi in fretta dei coperti e ove presero posto il Signor Dudron e altri due invitati che per delicatezza vennero ad aggiungersi a lui in modo da non dargli l’aspetto ridicolo di essere chi fosse messo in penitenza.

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
    Questi spettacoli mi confortarono alquanto e distolsero il mio pensiero da quell’ingenito pessimismo che mi abbandona solo quando dipingo. Al momento di metterci a tavola io, con un rapido sguardo circolare, mi resi subito conto che eravamo tredici. Tredici a tavola e per sopramercato il dieciasettesimo giorno del mese! Un vero disastro! Una catastrofe! M’alzai di botto con la calma incrollabile delle grandi risoluzioni. No, e poi no; in queste condizioni non ci stavo; piuttosto sarei tornato a Milano a piedi, nella notte fonda, sotto il temporale. Vedendo una certa inquieta sorpresa sul volto della signora che mi aveva portato in macchina e dell’industriale allevatore di lumache, prototipi della gentildonna e del gentiluomo, fui preso da violenti rimorsi, ma un cameriere, più psicologo di quanto pareva, salvò la situazione portanto un piccolo tavolo al quale mi sedetti ed ove venne a raggiungermi la Valchiria moderna. 

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    Cette vue réconfortante fit du bien à M. Dudron; il sentit que, malgré tout, l’optimisme renaissait en lui. Une nouvelle sûreté, une espèce de joie tranquille, s’épanouirent en lui. Seulement, comme le destin ne nous envoie jamais un bonheur pur, sans amertume, au moment de s’asseoir à table, M. Dudron s’aperçut tout-à-coup qu’on était treize; treize à table, et sur le calendrier accroché au mur était marquée en chiffres rouges la date néfaste: 17. C’était le comble. M. Dudron, qui venait à peine de s’asseoir, se leva, plein d’une énergie farouche. Non, cent fois non, mille fois non, avec de tels signes de malheur il se refusait catégoriquement à prendre part au dîner; il aurait plutôt refait à pied les cinquante kilomètres qui le séparaient de sa maison; oui, il serait parti seul dans la nuit profonde; seul sur la grande route détrempée par la pluie; seul sous la menace de l’orage imminent; seul…, mais voilà qu’un grand remords serra le cœur et la gorge de M. Dudron; il venait d’apercevoir, à l’autre bout de la table, les visages surpris et inquiets de la dame qui l’avait porté jusque-là dans sa voiture et de l’industriel, éleveur d’escargots. Cette vue le fit hésiter; il était sur le point de se rasseoir, lorsqu’un domestique providentiel et plus psychologue qu’il n’en avait l’air, sauva la situation en apportant une autre table, plus petite, où l’on mit en hâte quelques couverts et où prirent place M. Dudron et deux autres convives qui vinrent se joindre à lui par délicatesse, pour qu’il n’eût pas l’aspect ridicule de quelqu’un qu’on aurait mis en pénitence.
Questo passo fu poi modificato per la versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti,  1963 c.:
    Questo riconfortante spettacolo fece bene al signor Dudron; sentì che, malgrado tutto, l’ottimismo rinasceva in lui.
Una nuova sicurezza, una specie di gioia tranquilla nacquero in lui, [aggiunto: invasero il suo animo]. Soltanto, poiché il destino non ci manda mai una felicità pura e senza amarezze, mentre si sedeva a tavola il Signor Dudron si accorse che erano in tredici; in tredici a tavola e sul calendario attaccato al muro stava segnata in cifre nere la data infausta “17”.
Era il colmo, il Signor Dudron, che si era appena seduto si alzò pieno di indomabile energia. No, cento volte no, mille volte no, con tali segni di disgrazia egli si rifiutava categoricamente alla cena, [aggiunto: di sedersi a tavola].
Piuttosto avrebbe rifatto a piedi i 50 chilometri che lo separavano dalla sua casa, si, sarebbe partito solo nella notte fonda, solo nella [aggiunto: sulla] grande via bagnata dalla pioggia, solo sotto la minaccia della tempesta, solo … Ma ecco che un grande rimorso gli strinse il cuore e la gola; egli vide le facce sorprese ed inquiete della signora che l’aveva portato fino là e dell’industriale padrone dei campi di allevamento.
Il Signor Dudron esitò, stava per sedersi, quando un cameriere provvidenziale e più psicologo di quanto sembrasse, salvò la situazione portando un tavolo più piccolo che venne apparecchiato in fretta e ove sedettero il Signor Dudron e due altri invitati, che vennero a stare con lui per delicatezza, perché non avesse l’aspetto ridicolo che fosse stato, [aggiunto: di uno] messo in penitenza, [aggiunto: castigo].

Nel riquadro intitolato Il narratore (A tavola), “Il Tempo” 21 marzo 1976: 
    ….questo riconfortante spettacolo fece bene al signor Dudron. Sentiva che malgrado tutto, l’ottimismo rinasceva in lui.
Una nuova sicurezza, una specie di gioia tranquilla invasero il suo spirito. Ma poiché il Destino non ci manda mai una felicita pura e senza amarezza, mentre si sedeva a tavola, il signor Dudron si accorse che erano in tredici: in tredici a tavola e sul calendario attaccato al muro stava segnata in cifre nere la data infausta “17”.
Era il colmo. Il signor Dudron, che si era appena seduto, si alzò di scatto, pieno di indomabile energia. No, cento volte no, mille volte no, con tali segni di disgrazia egli si rifiutava categoricamente di partecipare alla cena.
Piuttosto sarebbe tornato a piedi, avrebbe rifatto a piedi i cinquanta chilometri che lo separavano dalla sua dimora, a piedi nel vento e nella pioggia… Ma ecco che un gran rimorso gli strinse il cuore e la gola vedendo le facce sorprese e inquiete degli altri commensali.
Il signor Dudron stava di nuovo per sedersi, allorché un cameriere, che aveva capito tutto, si affrettò a salvare la situazione portando un piccolo tavolo apparecchiato ove sedettero il signor Dudron e due altri invitati che vennero a stare con lui, per delicatezza, perché egli non avesse l’aspetto ridicolo di essere stato messo là per castigo…

Nota 1

Anche qui è stato tolto il riferimento al giorno 17, presente nel libretto Une Aventure de M. Dudron del 1945 e nel Dattiloscritto Evangelisti del 1963 c.: “[…] e sul calendario attaccato al muro stava segnata in cifre nere la data infausta “17”.
Si tratta della seconda traccia riferibile alla sua superstizione che l’autore aveva lasciato nel romanzo, come abbiamo già sottolineato in precedenza (cfr. Variante, La gita: La Grande Sega).

 

 

L’excursion: Le diner

    Le dîner fut homériquement copieux. Aux mangeurs d’escargots on distribua des espèces de petites pinces faisant penser à de minuscules instruments obstétricaux ; cela produisit sur Monsieur Dudron une impression détestable. Il sentit plus que jamais grandir en lui le doute sur l’intelligence et la sensibilité des hommes en général et sur celles de ses contemporains en particulier. Il ne toucha pas aux escargots, malgré les encouragements que lui prodiguaient les autres convives qui, non contents de lui vanter le goût très délicat de ces mollusques, lui parlaient aussi de leurs hautes qualités thérapeutiques, surtout dans les maladies des voies respiratoires. Les domestiques qui servaient à table se mêlèrent à la conversation, et l’un d’eux raconta comment une jeune fille de la région, étant poitrinaire et ayant en vain essayé tous les remèdes, avait été enfin radicalement guérie pour n’avoir mangé pendant deux mois de suite rien d’autre que des escargots farcis d’oignons hachés. Mais Monsieur Dudron resta inébranlable.

La gita: Il pranzo degli ospiti

    Il pranzo fu omericamente copioso. Ai mangiatori di lumache furono distribuite una specie di piccole pinze che facevano pensare a minuscoli strumenti da ostetrici; ciò produsse sul Signor Dudron una detestabile impressione. Egli sentì più che mai ingrandirsi in lui il dubbio sull’intelligenza e la sensibilità degli uomini in generale e su quella dei suoi contemporanei in particolare. Egli non toccò le lumache malgrado gli incoraggiamenti che gli prodigavano gli altri invitati che, non contenti di vantargli il gusto così delicato di quei molluschi, gli parlavano pure delle loro alte qualità terapeutiche, sopratutto nelle malattie delle vie respiratorie. I camerieri che servivano a tavola si unirono alla conversazione ed uno di loro raccontò come una ragazza della regione, malata di petto e dopo aver provato invano tutti i rimedi, fosse stata infine radicalmente guarita per non aver mangiato altro durante due mesi di seguito che lumache farcite con cipolle tritate. Ma il Signor Dudron rimase irremovibile.

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
    La cena fu ottima; carni abbrustolite e vini fretti circolarono con un’abbondanza omerica; ai mangiatori di lumache furono distribuiti dei piccoli arnesi simili a minuscoli strumenti di chirurgia ostetrica. 

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    Le dîner fut homériquement copieux. Aux mangeurs d’escargots on distribua des espèces de petites pinces faisant penser à de minuscules instruments obstétricaux; cela produisit sur Monsieur Dudron une impression détestable. Il sentit plus que jamais grandir en lui le doute sur l’intelligence et la sensibilité des hommes en général et sur celles de ses contemporains en particulier. Il ne toucha pas aux escargots, malgré les encouragements que lui prodiguaient les autres convives qui, non contents de lui vanter le goût très délicat de ces mollusques, lui parlaient aussi de leurs hautes qualités thérapeutiques, surtout dans les maladies des voies respiratoires. Les domestiques qui servaient à table se mêlèrent à la conversation, et l’un d’eux raconta comment une jeune fille de la région, étant poitrinaire et ayant en vain essayé tous les remèdes, avait été enfin radicalement guérie pour n’avoir mangé pendant deux mois de suite rien d’autre que des escargots farcis d’oignons hachés. Mais M. Dudron resta inébranlable.
Il passo è identico  alla versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c. :
    Il pranzo fu omericamente abbondante. Ai commensali che mangiavano le lumache furono distribuite certe piccole pinze che facevano pensare a minuscoli strumenti di ostetrici; questo produsse sul Signor Dudron una impressione detestabile. Sentì crescere più che mai in lui il dubbio sull’intelligenza e la sensibilità degli uomini in generale e su quella dei suoi contemporanei in ispecie. Si guardò bene dal mangiare le lumache malgrado gli incoraggiamenti che gli prodigavano gli altri convitati i quali, come se non fosse bastato di vantargli il sapore delicatissimo di quei molluschi, gli parlarono anche delle loro alte qualità terapeutiche, sopratutto nelle malattie delle vie respiratorie. 
I camerieri che servivano a tavola presero parte alla conversazione e uno di essi raccontò che una ragazza della regione, che era tisica e che per guarirla furono stati provati [aggiunto: invano] tutti i rimedi, fosse stata radicalmente guarita per aver mangiato continuamente, durante due mesi, soltanto lumache farcite con cipolle tritate. 
Ma il Signor Dudron restò inamovibile.

L’excursion: Le diner du Monsieur Dudron

    Il mangea une cuisse de poulet rôti, après un hors-d’œuvre de jambon et de sardines à l’huile. Puis il se fit encore servir un plat d’épinards au beurre, et, comme dessert, une omelette sans sel et abondamment farcie de confiture de fraises; il arrosa le tout d’un verre de vin du pays. Ayant fini de manger, il sortit des poches de son pantalon sa pipe, sa blague à tabac et une boîte d’allumettes suédoises; il bourra soigneusement sa pipe et l’alluma; il s’apprêtait ainsi à digérer tranquillement son repas tout en goûtant un repos bien mérité. Mais il avait compté sans la volonté et l’inlassable autant qu’inutile activité des autres ; tous les convives étaient déjà debout et, avec l’industriel en tête, se préparaient à sortir dans la campagne pour aller visiter les fameux champs d’élevage. Il fallut se résigner ; Monsieur Dudron vida sa pipe dans un cendrier et l’empocha avec la tabatière et les allumettes, boutonna son veston, et, cherchant à faire contre mauvaise fortune bon cœur, suivit les autres convives.

La gita: Il pranzo del Signor Dudron

    Mangiò una coscia di pollo arrosto, dopo un antipasto di prosciutto e di sardine all’olio. Poi si fece servire ancora un piatto di spinaci al burro, e come dolce una omelette senza sale e abbondantemente condita di marmellata di fragole; innaffiò il tutto con un bicchiere di vino del luogo. Finito di mangiare, egli cavò dalla tasca dei suoi pantaloni la sua pipa, la sua borsa di tabacco ed una scatola di fiammiferi svedesi; caricò con cura la pipa e l’accese; si apprestava così a digerire tranquillamente il suo pasto pregustando un ben meritato riposo. Ma egli aveva fatto i conti senza la volontà e l’instancabile quanto inutile attività degli altri. Tutti gli invitati erano già alzati e, con l’industriale in testa, si preparavano ad uscire per andare a visitare i famosi campi di allevamento. Bisognò rassegnarsi. Il Signor Dudron vuotò la sua pipa in un portacenere e la ripose con la borsa ed i fiammiferi in tasca, si abbottonò la giacca e cercando di fare buon viso a cattiva sorte, seguì gli altri invitati.

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
    Io mi limitai ad un antipasto di prosciutto e salame ed a una coscia di pollo novello arrosto con abbondante contorno di spinaci; poi chiesi che mi si portasse una frittata senza sale e riempita con marmellata di pesche. Rifocillato in tal modo empì di trinciato forte la pipa che sempre porto meco, l’accesi e pregustai la voluttà di digerire in santa pace; ma si, invece non altro che pace! Non c’era tempo da perdere; tutti i commensali eran già in piedi ché il signore del luogo aveva giàdato il segnale della partenza per la visita ai campi di allevamento.

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    Il mangea une cuisse de poulet rôti, après un hors-d’œuvre de jambon et de sardines à l’huile. Puis il se fit encore servir un plat d’épinards au beurre, et, comme dessert, une omelette sans sel et abondamment farcie de confiture de fraises; il arrosa le tout d’un verre de vin du pays. Ayant fini de manger, il sortit des poches de son pantalon sa pipe, sa blague à tabac et une boîte d’allumettes suédoises; il bourra soigneusement sa pipe et l’alluma; il s’apprêtait ainsi à digérer tranquillement son repas tout en goûtant un repos bien mérité. Mais il avait compté sans la volonté et l’inlassable autant qu’inutile activité des autres; tous les convives étaient déjà debout et, avec l’industriel en tête, se préparaient à sortir dans la campagne pour aller visiter les fameux champs d’élevage. Il fallut se résigner; Monsieur Dudron vida sa pipe dans un cendrier et l’empocha avec la tabatière et les allumettes, boutonna son veston, et, cherchant à faire contre mauvaise fortune bon cœur, suivit les autres convives.

Dattiloscritto Evangelisti, 1963 c.:
    Mangiò una coscia di pollo arrosto, dopo un antipasto di prosciutto cotto e di sardine conservate nell’olio. Poi si fece ancora servire un piatto di spinaci al burro e finalmente una frittata senza sale ed abbondantemente ripiena di confettura di fragole; il tutto lo annaffiò bevendo un bel bicchiere di vino del paese. Quando ebbe finito di mangiare tirò fuori dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, la pipa, la borsa di tabacco ed una scatola di fiammiferi svedesi; empì con cura la pipa e l’accese. Si prepara così a digerire tranquillamente il suo pasto, godendosi un ben meritato riposo. Ma aveva fatto i conti senza la volontà e la mai stanca ed inutile attività degli altri; tutti i convitati stavano già in piedi e, con l’industriale in testa, si preparavano ad uscire per visitare i famosi campi di allevamento.
Bisognava rassegnarsi; il Signor Dudron vuotò la sua pipa in un grosso portacenere e la rimise in tasca con la borsa del tabacco ed i fiammiferi, poi abbottonò la sua giacca e facendo buon viso a cattivo gioco seguì gli altri convitati.

L’excursion: L’expédition

    Dehors, il faisait aussi noir que dans un four. Des éclairs sillonnaient le ciel et y ouvraient des brèches, des fissures, des lézardes d’une lumière livide. Les convives, se tenant par la main, avançaient péniblement en enfonçant les pieds dans le terrain mou, en trébuchant contre les pierres, les racines des arbres, comme les aveugles dans le fameux tableau de Breughel. L’orage s’approchait en grondant; de grosses gouttes tièdes tombaient avec un bruit sourd sur le sol et sur les plantes. Des rafales de vent passaient. Monsieur Dudron leva la tête et regarda en haut vers les nuages qui formaient une espèce de plafond bas et sombre. Il vit Éole et Borée voler côte à côte, en se tenant par la taille, pareils à des figures michelangelesques ; ils gonflaient leurs joues, comme des masques de fontaine, pour souffler en bas, sur la terre et les hommes, leur colère jamais assouvie.

La gita: La spedizione

    Fuori era buio come in un forno. I lampi solcavano il cielo e aprivano brecce, fessure e screpolature di una luce livida. Gli invitati, tenendosi per mano, avanzavano penosamente affondando i piedi nel terreno molle, ed inciampando contro le pietre e le radici degli alberi come i ciechi nel famoso quadro di Breughel. Il temporale si avvicinò minaccioso; grosse goccie tiepide caddero con un sordo rumore sul suolo e sulle piante. Raffiche di vento passavano. Il Signor Dudron alzò la testa e guardò in alto verso le nuvole che formavano una specie di volta bassa e scura. Egli vide Eolo e Boreo volare fianco a fianco tenendosi per la vita, come due figure michelangiolesche. Gonfiavano le guance simili a mascheroni per fontane, e soffiavano in giù sulla terra e sugli uomini, la loro collera mai soddisfatta.

Varianti

Una gita a Lecco, (“Aria d’Italia” 1940):
    Uscimmo nella notte di tempesta. Lampeggiava con sempre maggior violenza; l’oscurità era completa; s’udiva il rumore d’un convoglio che nelle tenebre s’allontanava verso levante. Una notte shakespeariana! Eolo e Borea passavano nelle nubi tenendosi per mano, simili a strane figure michelangiolesche e botticelliane, e soffiavano sugli uomini e sulla natura la loro inesausta ira. A tastoni si andava nel buio; affondando i piedi nella pozzanghera, inciampando nei sassi e nelle radici e tenendoci tutti per mano come i ciechi nel del famoso quadro di Brueghel.

Une Aventure de M. Dudron, 1945:
    Dehors, il faisait aussi noir que dans un four. Des éclairs sillonnaient le ciel et y ouvraient des brèches, des fissures, des lézardes d’une lumière livide. Les convives, se tenant par la main, avançaient péniblement en enfonçant les pieds dans le terrain mou, en trébuchant contre les pierres, les racines des arbres, comme les aveugles dans le fameux tableau de Breughel. L’orage s’approchait en grondant; de grosses gouttes tièdes tombaient avec un bruit sourd sur le sol et sur les plantes. Des rafales de vent passaient. M. Dudron leva la tête et regarda en haut vers les nuages qui formaient une espèce de plafond bas et sombre. Il vit Éole et Borée voler côte à côte, en se tenant par la taille, pareils à des figures michelangelesques; ils gonflaient leurs joues, comme des masques de fontaines, pour souffler en bas, sur la terre et les hommes, leur colère jamais assouvie. 
Questo passo è quasi identico con la versione finale in lingua francese.

Dattiloscritto Evangelisti,  1963 c.:
    Fuori la notte era nera e sembrava di stare in un forno. Dei lampi serpeggiavano nel cielo e vi aprivano delle brecce, delle fessure, degli strappi di una luce livida ed accecante. I convitati, tenendosi per mano come i ciechi di Breughel avanzavano penosamente i piedi che affondavano nel terreno molle e cozzavano ed inciampavano contro i sassi e le radici degli alberi.
Il temporale si avvicinava con cupo brontolio; grosse goccie tiepide cadevano sul suolo e sulle piante. Passavano raffiche di vento. 
Il Signor Dudron alzò il capo e guardò in alto verso le nubi che formavano una specie di soffitto basso ed oscuro. Egli vide Eolo e Boreo volare fianco a fianco, tenendosi per la vita, simili a figure michelangiolesche; essi gonfiavano le loro gote come i mascheroni delle fontane per soffiare giù sulla terra e gli uomini la loro mai saziata collera.

SalvaSalva

1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26

SalvaSalva

Si avverte che questa "edizione on line" è un'opera di ricerca scientifica destinata a far meglio intendere un testo dalla genesi molto complessa e a consentire agli studiosi approfondimenti e confronti. Non è un'opera destinata a fini commerciali o di lucro; è gratuitamente consultabile ma non è scaricabile.

Opera protetta ai sensi della legge sul diritto d'autore. Riproduzione e stampa vietate.